Soccorso fluviale ed alluvionale, corsi per conduzione di rafting,corsi per istruttori di canoa e kayak, movimentazione in verticale, soccorso a 360° con gli specialisti della scuola Rescue project. Estate ed inverno.
Ecco qui alcune riflessioni sulla corda da lancio. Queste poche righe devono essere di spunto per dei ragionamenti. Come sempre ci preme precisare che non abbiamo trattato a fondo l'argomento. Questi punti andrebbero analizzati e approfonditi anche nella pratica per capire al meglio tutte le sfumature e accorgimenti che la Scuola insegna durante i corsi. Rescue is not a game.
Questo post è un'informazione e non una formazione.
Argomento importante ma sottovalutato. Saper lanciare una
corda, può salvare una vita ma questo intervento ha dei pro e dei contro.
VANTAGGI
Soccorso a basso rischio, perché chi lancia non
entra in acqua
possibilità di soccorso in zone dove sarebbe
troppo pericoloso buttarsi in acqua
utilizzo della corda anche per trasbordi
difficili, messa in sicurezza del personale
utilizzo in alluvione per calare dall'alto persone su
un raft ecc...
SVANTAGGI
saper individuare il punto
giusto dove lanciare
precisione del lancio
la persone a cui si lancia deve essere cosciente
possibilità di corda incastrata
soccorso di una sola persona alla volta
il primo lancio: quando la corda è nel sacchetto può essere di 18 metri circa, la corda ripiegata a spire nel secondo lancio, non va oltre i 12 metri di media
La persona in acqua deve tenere la corda e non mollarla, quindi bisogna fare affidamento sulla vittima
Questi sono alcuni punti di analisi, ora entriamo più nel merito di tecniche e di considerazioni.
Spesso, vedo persone che vogliono lanciare la corda in posti
pericolosi o non adatti o quello che si posiziona per fare sicura nel punto più
difficile, magari sopra un sasso.
Bisogna valutare non solo dove si lancerà, ma dove arriverà
la persona recuperata.
Ci sono considerazioni come deflettore, sassi dove la corda
si può incastrare, buchi, ostacoli naturali e non, forza da applicare per
portare la persona a riva, forza che dovrà avere chi viene recuperato per
tenere la corda. Questi sono alcuni punti che vanno ragionati prima di
lanciare; purtroppo spesso non si ha il tempo di fare tutto questo ed il
risultato è che si lancia dove si può, dove si è ed il prima possibile.
Questo in realtà è vero, allora il problema non è lanciare,
probabilmente è la procedura sbagliata, perché fare troppe valutazioni vuol
dire troppe variabili, di conseguenza errori.
LA TECNICA INSEGNATA NELLA MEDIA ATTUALMENTE E’:
Si lancia la corda alla persona in acqua più o meno
perpendicolarmente rispetto a dove si trova il soccorritore. Una volta lanciata si fa
una specie di pendolo attraverso il quale il soccorritore tiene la corda ad una forza che
varia a seconda della forza dell’acqua, la stessa cosa farà la persona in
acqua, con il problema che quando sarà in tensione la corda, la vittima andrà
anche sott’acqua.
LA TECNICA INSEGNATA DA RESCUE PROJECT E’ MOLTO DIVERSA:
Il soccorritore lancia il prima possibile la corda quando la
persona è ancora a monte, a circa 45°. Questo per vari motivi: la
vittima vede chiaramente arrivare la corda, inoltre appena presa, sarà
importante che il soccorritore recuperi la corda e contemporaneamente corra in giù.
Il risultato sarà un recupero di una persona, dove il
soccorritore è più a valle rispetto alla vittima
VANTAGGI:
-lanciando a monte, se si dovesse sbagliare, si
avrebbe un po’ più tempo per rifare la corda ad asole e provare a rilanciare
-Nel caso il lancio fosse corretto, correndo a
valle, ci sarebbero ulteriori vantaggi :
1 se la vittima sbaglia a prendere la corda
posizionandola in maniera scorretta, non ci sarebberò grossi problemi
2 la corda non andrebbe mai in tensione
questo eviterebbe traumi ma soprattutto evita che la persona in acqua lasci la corda
o per paura o per sfinimento
3 il soccorritore non farà fatica
4 quando arriverà la vittima a riva ci sarà
anche il soccorritore vicino a lui
5 se ci dovesse essere un buco, essendo il
soccorritore a valle, non dovrebbe fare altro che tirare la corda per far uscire
la persona dal ritorno
6 sassi affioranti: non avendo la corda in
tensione risulta molto facile far saltare la corda sopra i sassi
7 deflettori, correnti strane etc.. non
recherebbero alcun problema perché essendo il soccorritore a valle, recupererebbe
sempre con l’angolo giusto e non contro corrente
8 se la corda si dovesse fare attorno al
braccio etc.. non comporterebbe grosso pericolo perché non sarebbe in tensione
e quindi facile da liberarsi
9 se in acqua ci dovesse essere in recupero più di una persona la forza per tenere aumenterebbe notevolmente
SVANTAGGI:
-non sempre è possibile correre, in questo caso
bisognerà fare una valutazione sul posto, o se utilizzare altre tecniche come
tiro al vettore o altro.
Questo sistema offre altri vantaggi. Ad esempio che il
soccorritore, prima di lanciare, cerchi una posizione sicura per lui dove possa
correre, non mettendosi sopra un sasso con il risultato di essere catapultato
in acqua dalla vittima.
Inoltre questo sistema non comporta valutazioni eccessive, perché
con questa procedura l’angolo di tiro sarà sempre corretto.
Ipotizziamo anche che non si possa correre: l’obbiettivo è
tirare la corda il più a monte possibile cercando di recuperare il prima
possibile quando la vittima è a monte, una volta che verremo superati, dovremmo
essere il più fluidi possibile per recuperare.
IL PRINCIPIO E': IL SOCCORSO CON LA CORDA DA
LANCIO DEVE ESSERE IL PIU’ POSSIBILE DINAMICO.
Una ragazza di 40 kg deve poter recuperare una persona di
100 kg in un tratto di fiume di IV grado senza utilizzare la sua forza. Inoltre
quando parliamo di correre in giù, vedrete che nella realtà si parla di 5-7
metri al massimo.
Sicuramente avere la corda giusta può aiutare.
Personalmente uso quella disegnata da noi per alcuni motivi
corda in spectra, resistente statica galleggiante
avere poca attrezzatura con la quale si possa utilizzare per più cose
marsupio che funge da ancoraggio o da imbraco di emergenza
Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare tra lo scrivere e il fare c'è di mezzo il fiume.
Non abbiamo mai scritto nessun post riguardo alla tecnica del soccorso fluviale, per varie ragioni.
1. Tutto quello che scriviamo deve essere preso come punto di partenza e non è assolutamente sufficiente per capire pienamente i concetti che si spiegano durante i corsi pratici e che quindi si possono provare sulla propria pelle
2 purtroppo c'è una tendenza a copiare i manuali, fare foto durante i corsi, registrazioni etc.. ed il problema non è "il copiare", ma è almeno il "copiare bene" e soprattutto in modo consapevole.
Altrimenti non vorrei che un'idea di condivisione potenzialmente utile possa diventare dannosa, per chi poi va in acqua.
3 Gli istruttori della scuola Nazionale Rescue project non sono solo formatori, ma operano nel soccorso sia fluviale che alluvionale conoscendo bene problematiche e difficoltà legate alle tecniche, ai luoghi dove si presta soccorso, con le altre squadre. attrezzature etc..
Quindi questo post vuole essere un'informativa e non una formazione.
TECNICHE DI NUOTO
La Scuola Rescue Project è da più di 12 anni che insegna il nuoto aggressivo come nuoto in acqua viva. Piano piano anche gli altri stanno arrivando a questa decisione. Ora vediamo il perché.
Negli anni la Scuola ha notato vari incidenti accaduti a canoisti, guide rafting, vigili del fuoco, protezioni civili, non solo in alluvione ma anche in fiume.
Parte di molti incidenti sono date da cattive informazioni, procedure sbagliate e docenti non preparati e competenti.
Inoltre, a parere nostro, c'è un problema di fondo quando vengono fatte ed ufficializzate le linee guida.
1. Non sempre vengono presi i professionisti per dare i punti cardini (il solito discorso, se voglio imparare bene un mestiere, capirne i segreti, le esperienze ecc... mi informerò e formerò da chi lo svolge come professione)
2. Spesso le tecniche vengono provate su tratti di fiumi molto facili e questo porta inevitabilmente a degli errori. Mi spiego: se vado su un fiume di secondo grado a provare le tecniche, probabilmente anche se sbaglio riesco ad ottenere un risultato sufficiente, ma non realistico qualora dovessi intervenire in un tratto più complesso o, in aggiunta, dovessero subentrare altre variabili e difficoltà.
Come ade esempio: guidare un raft, lanciare una corda, uomo al guinzaglio. Anche qui se ne vedono di tutti i colori. Piano Piano scriveremo anche di questo.
Questo video offre dei punti sui quali poter ragionare. Sia con un'entrata in morta a nuoto, che in hydrospeed, che in canoa. Le cose non cambiano.
Sento spesso parlando con i canoisti, che dicono che nuotare a stile libero può essere pericoloso su certe rapide. Ora il 75% dei canoisti non naviga cose impossibili. E' chiaro che quando si fa kayak estremo (nonostante io nuoterei sempre e solo a stile libero) ci possono essere delle varianti. Ma per tutti gli altri canoisti e soccorritori questa regola vale ed a nostro avviso è indiscutibile. Inoltre, se si vanno a guardare gli incidenti negli anni, essi non sono mai avvenuti su tratti estremi, bensì sono capitati incastri di piede, sifoni, mancata sicurezza stanchezza, non conoscenza dei propri limiti, in tratti di fiume navigati dalla maggior parte delle persone.
Quindi, perché mi metto in posizione di sicurezza?
La risposta a questa domanda per me è una sola. Mi metto in posizione di sicurezza solo quando sono sfinito, non riesco più a muovermi; mi metto in questa posizione per lasciarmi andare, riprendere energie... e pregare.
Oppure sono su un fiume estremamente semplice e per divertimento mi lascio navigare in posizione di sicurezza. Anche se in più di 28 anni di esperienza non mi è mai capitato di uscire di casa dicendo "ora vado a farmi un bel tratto di fiume a nuoto...in posizione di sicurezza".
LE PROBLEMATICHE DELLA POSIZIONE DI SICUREZZA.
1 non ho controllo di dove sto andando
2 i piedi sono spesso sotto acqua
3 alto rischio di incastro con i piedi anche in presenza di buchi o dislivelli dove chiaramente quando si fa un saltino, i piedi scendono sotto la superficie dell'acqua. ( c'è anche chi dice che se ti incastri vuol dire che si tocca e quindi non è pericoloso, ma questo non merita nemmeno un commento... )
4 non so cosa ci sia sotto il pelo dell'acqua e se trovo piante ringhiere etc.. posso incastrarmi facilmente (i piedi arrivano prima sull'ostacolo e non galleggiano...)
5 la posizione di sicurezza mi porta ad avere il sedere molto sotto, rischiando di prendere colpi al sedere e alla schiena
6 se entro in un buco rischio di rimanerci dentro per poca velocità
7 sifoni: i piedi ci entrano dentro (vengono risucchiati)
8 lettura del fiume, assente
9 immaginiamo di essere su una curva o vediamo un sasso davanti a noi: in posizione di sicurezza metteremmo i piedi nella direzione opposta a dove volgiamo andare e nuotiamo a dorso. In una curva vuol dire nuotare contro corrente senza nessun risultato. Perché, per tagliare la corrente bisognerebbe mettere i piedi verso monte e la testa verso valle. Difficile per uno che non è esperto e soprattutto va contro l'istinto.
10 entrate in morta. Spesso mi raccontano che a varie squadre insegno ad entrare in morta così:
posizione di sicurezza, quando si vede la morta ci si gira a stile e si nuota più forte che si può.
E chi ci prova su un secondo grado ci riesce. Quando però incomincia ad essere stanco o si trova in una morta più cattiva, arriva il deflettore e la morta non la prendono più. Essendosi stancati notevolmente per il tentativo fallito, l'ansia cresce così come l'affaticamento, toccando il deflettore e la morta sono andati sott'acqua, e alla fine la morta non la si prende più.
Questi sono solo alcuni dei punti cardine, ce ne sono parecchi, dagli studi fatti sulle persone che sono sopravvissute ad un annegamento, a fattori di stress etc...
Ora vi racconterò perche posizione a STILE LIBERO
1 attitudine mentale. La stessa persona, messa in posizione di sicurezza è più arrendevole rispetto a quando si mette in posizione a stile libero. E questo può fare una grossa differenza. Tant'è vero che le due posizioni si chiamano rispettivamente "nuoto passivo" e "nuoto attivo".
2 maggior propulsione per chi, piccolino come me, nuotare a dorso è quasi inutile
3 lettura del fiume: non importa perché ho sempre l'angolo giusto automaticamente, quasi di istinto
4 incastri: riduco notevolmente il rischio mortale di incastro di piede
5 fatica: lo stress, la paura, il freddo sono già fattori che ci stancano notevolmente, non posso rischiare di far troppa fatica nel nuoto perché, essendo che ci si stanca del giro di 5-6 secondi, devo preservarmi il più possibile qualora trovassi una difficoltà o comunque per poter avere energie per il mio intervento
6 se arrivo sopra ad un buco, sono abbastanza veloce e prenderò subito la corrente di uscita (non ci trito dentro...)
7 sifoni: se non sono enormi riesco forse ad aggrapparmi a dei sassi ( provato e funziona)
8 botte alla testa: mai prese, ho preso qualche colpo al salvagente ma avendo un bello spessore non mi sono fatto niente
9 quando mi butto in acqua nuoto per raggiungere qualcuno, o nuoto per uscire il prima possibile con la minor fatica possibile
10 non sapendo cosa c'è sott'acqua, (corde, rami, ferri ecc....) non riuscendo a leggere perfettamente il fiume e le varie correnti che trovo, stando a stile libero risolvo questi problemi.
TEST posizione di sicurezza
1 Come guida rafting, durante le discese faccio fare una prova di nuoto in un tratto estremamente facile di 1° grado. Negli anni insegnavo la posizione di sicurezza e per uscire, cambio nuoto o a stile o a dorso
Risultato: su 20 clienti a 5 lanciavamo la corda. In una situazione reale nessuno usciva per i fatti suoi in rapida, si mettevano in posizione di sicurezza quasi catatonici e si lasciavano portare giù finché non li si andava a recuperare.
2 Corsi di soccorso: la posizione di sicurezza la spieghiamo, la facciamo provare, la ragioniamo e poi diciamo che facciano quello che vogliono l'importante che raggiungano i risultati preposti e si sentano sicuri. Una volta fatta, provata e ragionata, non c'è nessuno che si mette in posizione di sicurezza.
TEST nuoto aggressivo
1 discese in rafting: in questi 8 anni non spiego più la posizione di sicurezza, nella prova di acquaticità non ci è più capitato di lanciare corde, i neofiti affrontano la prova, senza grosse paure e con angoli quasi giusti.
2 in questi 12 anni non si è mai fatto male nessuno nuotando ovunque e dovunque. Sia durante i corsi che poi nella loro vita di canoisti o di soccorritori.
Un punto fondamentale è anche il traghetto a nuoto.
Provate a pensare come lo fareste..........................................fatto.
Ora probabilmente il vostro risultato è questo.
Mi tuffo a 45 ° contro corrente e nuoto più forte che posso per arrivare di là a 45 °, il prima possibile.
Ora la mia domanda è perché?
- Se devo partire a nuoto, innanzitutto non è una gara e quindi l'importante per me non è arrivare prima, ma arrivare di là e poi poter lavorare, perché se arrivo di là sfinito e non sono più utile, non servo a niente, anzi rischio di essere un pericolo perché i miei compagni fanno affidamento su di me (essendo appunto andato dall'altra parte della riva).
Onestamente, se devo fare un traghetto, parto a nuoto a 45 °, 3/5 bracciate poi mi giro a testa a valle e mi lascio portare dalla corrente, nuotando piano mantenendo l'angolo corretto per entrare in morta. 30° verso il basso. Una volta arrivato, correrò su 10 metri, perché correre mi stanca meno di nuotare, mi mette meno a rischio e sarò pronto a lavorare.
DOMANDA.
E se c'è un'ostacolo a valle pericoloso?
RISPOSTA
O parto più alto o non parto. Perché nemmeno nuotando contro corrente sarei sicuro di arrivare di là.
Quindi il rischio è troppo alto e cambio posto di ingresso a nuoto.
- se ho fatto un bagno in canoa e mi trovo in una rapida?
Io nuoto in avanti perché non sapendo bene cosa troverò preferisco affrontarlo senza il rischio di incastri, poi nuoto verso riva a 30° perché è l'unica cosa che posso fare. Dove arrivo arrivo.
Non posso mettermi contro corrente perché la forza dell'acqua è molto forte e non arriverei mai a riva, mi affaticherei, inizierei a bere, mi verrebbe il panico ecc....
Infatti sono accaduti incidenti mortali a guide rafting e soccorritori, non perché non sapevano nuotare, ma perché sono morti causa la troppa stanchezza che li ha portati a non riuscire più ad arrivare a riva.
Mi spiego con una similitudine:
se vado a fare una corsa diciamo 10 km, la mia stanchezza sarà abbastanza lineare. Ad ogni km mi stancherò gradualmente sempre di più e dopo 30 minuti sarò molto stanco.
Traghetto a nuoto: parto come un toro, 7-8-9 bracciate, passano 6-7 secondi e sono già finito. Non ho più forze, mi lascio andare.
Ecco perché è importante nuotare, si cercando di uscire il prima possibile dall'acqua, ma anche mantenendo energie per affrontare errori e per continuare a fare le cose giuste, rimanendo lucido.
Quindi si esce il prima possibile facendo meno fatica possibile. Una cosa non deve andare a discapito dell'altra.
Sul canale youtube di rescue project potete trovare molti spunti sul nuoto.
Come indicato sopra, queste righe vogliono essere solo alcune informazioni base, pertanto qualora alcuni frasi fossero poco chiare, non esitate a contattarci per chiarimenti.
Ricordiamo inoltre che questo è un punto di partenza. Non mettete in pericolo persone, insegnando tecniche che non conoscete a pieno e che non avete provato e confrontato.
Per portare qualcuno in acqua dovete essere molto preparati, perché se dovesse accadere qualcosa dovete essere in grado di aiutarli, sapendo le tecniche giuste e corrette e tutelandoli sotto tutti i profili.
Sono anni che lavoriamo in questo settore. Tra formazione per le guide rafting, maestri di canoa e sopratutto per la formazione dei soccorritori che operano in alluvione.
Tante sono le idee e tante sono state le decisioni che la Scuola ed il suo staff hanno dovuto prendere.
Dalla scelta degli istruttori, a come svolgere i corsi sempre all'insegna del miglioramento e della sicurezza per i futuri soccorritori.
Purtroppo non sono mancate le gelosie, chi ci ha deluso come partner ma sopratutto come amico.
Ma si va avanti, perché per qualcuno perso per strada abbiamo trovato anche molte persone che ci stanno vicine, ci supportano e ci aiutano.
Partendo dagli istruttori e dalla loro passione e amicizia, con i quali il rapporto va molto al di là del lavoro.
Ai centri rafting che ci hanno sempre supportato e fatto sentire a casa.
Agli amici dai ragazzi di Aqquarafting, i canoisti di Valstagna, alle guide Rafting del Vara, etc...che ci sostengono e ci fanno sentire sempre a casa.
Trentino wild che ci sponsorizza e ci aiuta a promuovere un progetto.
Dobbiamo dire un grazie a tutti i corsisti perché con molti di loro si instaura un rapporto di rispetto e voglia di crescere. Ci vengono a trovare si fermano a casa nostra a dormire ma soprattutto entrano a far parte di una famiglia.
Tutti con le stesse idee, tutti con la voglia di migliorare senza guardare il colore della divisa o chi è più bravo.
Se Rescue lavora lo deve anche ai numerosi passaparola che i ragazzi fanno, promuovendo nelle altre squadre di protezione civile, Vigili del fuoco etc.. i nostri corsi.
Cerchiamo di migliorare ogni anno, portando novità e provando a dare strumenti sempre migliori per chi realmente opera nel soccorso.
Ci siamo impegnati a trovare materiale a prezzi agevolati per i brevettati rescue project, tutti i soccorritori hanno sempre trovato porte aperte durante i corsi per provare e lavorare sempre a costo zero.
Stiamo provando a mettere in piedi una squadra specializzata con varie competenze e con la volontà di aiutare in caso di emergenza. Tutto questo sponsorizzata dalla scuola rescue e Trentino Wild.
Non è facile, ma ci proviamo e lavoriamo in questa direzione.
Cerchiamo di fare tutto scontrandoci con la politica, con mentalità chiuse, con chi preferisce un colore della divisa piuttosto che un altro, con chi vuole primeggiare, con chi prende decisioni senza conoscere, con chi dopo 3 giorni si inventa istruttore, con chi fa i suoi interessi e non quelli della sua squadra, con i gelosi, con chi non vuole la professionalità, con chi vuole percorsi facili perché tanto va bene così, e molti e molto altro ancora.
Però durante i corsi vediamo arrivare delle persone il primo giorno, con un atteggiamento e mentalità e dopo poco tempo in soli 3 giorni le cose cambiano. Ci sono persone che si commuovono quando ci salutiamo, c'è chi ci ringrazia per il percorso di vita e chi ci abbraccia per ringraziarci.
Ecco grazie a questi ragazzi gli istruttori e la scuola continua a credere in un progetto, perché come dice sempre Vick: "Sono le persone che possono cambiare le cose". Rescue project sta diventando un veicolo un qualcosa dove le persone, non tutte, però molte, si rispecchiano ed ognuno lancia un sasso nel proprio stagno e i cerchi che si creano si allargano sempre di più intrecciandosi con altri cerchi e altre idee.
Sicuramente non facciamo tutto giusto, però ci proviamo e gli unici che non sbagliano i calci di rigore sono quelli che non li tirano.
Però è anche negli errori che si cresce ed è negli errori che vedi chi ti sta vicino e chi no. L'importante non è non sbagliare, ma crediamo sopratutto che gli intenti debbano essere positivi.
Ciao Ragazzi grazie ancora perché il percorso che stiamo facendo nonostante sia in salita ci regala momenti e vissuti impagabili.
E perché in fin dei conti alla fine dopo le parole la politica etc.. siamo tutti in acqua assieme a darci una mano.
Ecco qui il riassunto 2014 con le considerazioni degli allievi della scuola. Ringraziamo tutti perché se si continua a crescere è grazie a chi ci da consigli e valuta i corsi in maniera oggettiva. Grazie a tutti.