La Scuola Rescue Project è diventata : Scuola Nazionale di soccorso.
In questi anni la Scuola è cresciuta molto, non solo sotto l'aspetto formativo, ma anche con le strutture e sopratutto piano piano è cambiata la mentalità di chi si avvicinava a questo percorso.
Le linee guida sono cambiate, anche in riferimento alle normative vigenti vedi ad esempio il testo unico. Ma grazie anche ad i suoi istruttori i quali operando sia come istruttori che in emergenza, potevano mettere a dura prova, tecniche, dpi e qualità di procedure trovando le strade migliori.
Il percorso è ancora lungo e come sempre le domande sono più delle risposte. Ma siamo ottimisti, perché questo movimento prende sempre più piede avendo strutture ed istruttori su tutto il territorio Nazionale.
Le difficoltà sono molte, più che a livello tecnico a livello strutturale. Per anni l'aspetto del soccorso fluviale alluvionale è rimasto in secondo piano. Ora con i rischi idrogeologici che l'Italia sta vivendo, questo argomento è ormai sentito e in prima linea.
Purtroppo si paga un passato fatto di procedure a volte sbagliate, o non efficaci. Scarsa preparazione non solo a livello tecnico, ma anche fisico e sopratutto psicologico.
Inoltre la poca standardizzazione di procedure e percorsi formativi non adeguati hanno portato sempre più ad un distacco tra le squadre ed il personale di emergenza.
Diventare scuola nazionale di soccorso, vuole essere un punto di partenza per unificare e coinvolgere varie associazioni per portare avanti un pensiero comune:
il volontario deve avere la massima formazione per la sua sicurezza e per quella degli altri.
Chi dunque si avvicini a questo tipo di soccorso deve essere preparato e deve conoscere i propri limiti.
Questo può avvenire solo con percorsi formativi seri, ma sopratutto con l'aiuto delle squadre che vogliono essere professionali e preparate in intervento.
Sicuramente i problemi le diatribe e il colore delle divise, negli anni ha portato sempre più un distacco. L'obbiettivo vuole essere quello di avvicinare le realtà presenti in Italia per provare a trovare un percorso uguale e di reciproco rispetto.
12 anni fa questo era impensabile, la scuola rescue project non aveva numeri e non c'era la cultura della formazione acquatica a livello professionale.
Ecco quindi la necessità di un movimento forte fatto da persone che credono nel volontario come specialista, che chiedono e pretendono formazione seria, che utilizzano la politica per migliorare il servizio e la professionalità, a quelli che il colore della divisa conta poco, ma sono convinti che sia la sostanza e la collaborazione che svilupperà conoscenze e competenze.
Spesso vedo, come ci sia più interesse nel cercare punti di distacco che di unione. Spesso vedo come le linee guida, o semplicemente chi deve decidere, sia una persona che non conosce cosa vuol dire essere in alluvione con personale poco preparato. Con chi non sa nuotare, con chi ha fatto corsi in un aula senza conoscere i propri limiti, o aver frequentato corsi con docenti poco preparati, magari con esperienze pari allo zero.
Ecco allora che le squadre oggi più che mai devono pretendere che gli venga data la possibilità di operare in maniera sicura. Devono pretendere che qualsiasi squadra di intervento si trovi in alluvione abbia frequentato il loro stesso percorso. Altrimenti di chi ci si può fidare?
Questo è l'obbiettivo e la Scuola ci mette il suo per trovare punti di condivisione ed unione. Molto del lavoro deve essere fatto dai Volontari.
Alcune realtà stanno cercando di autoregolamentarsi scegliendo percorsi difficili, accettando una selezione e capendo quali ruoli in emergenza possono essere rivestiti.
Sarà un percorso difficile e di anni, però sarà un percorso fatto di serietà dove la professionalità non verrà data dal colore di una divisa, ma dalle reali competenze.
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